Il romanzo torna sul Giornale di Vicenza, questa volta scelto per la ricorrenza dell’ 8 marzo!
Ecco il bellissimo articolo scritto da Nicoletta Martelletto
Virna è irrequieta. Deborda, sbuffa, ma pur coi capelli bianchi ha ancora più domande che risposte. La sua condizione femminile incrociata all’età – viaggia sulla settantina – è una fonte di stereotipi continui. Che da donna sola si trova a sfidare. Lo racconta Cristina De Bello, 36 anni, infermiera in sala operatoria al San Bortolo di Vicenza, autrice del romanzo dal titolo “Virna”, 234 pagine, edizioni Albatros, che segna anche il suo debutto nella scrittura. Si parla di amore, affetti, sesso nella terza e quarta età, senza pregiudizi né tabù. In libreria già da qualche mese, il volume è stato presentato a Costabissara dove l’infermiera abita e dove a fine marzo tornerà a confrontarsi col pubblico. Il tema è intrigante, perché senza dubbio legato al contatto con quegli anziani che De Bello ha avuto come pazienti:«Sì, mi è capitato più volte che persone avanti con gli anni mi chiedessero se dopo l’intervento chirurgico avrebbero potuto riprendere una vita sessuale col proprio compagno o compagna di vita – spiega – ma anche nei tre anni in cui ho lavorato in una casa di riposo il tema del sesso e dell’affettività era molto presente negli ospiti. Ho fatto una full immersion tra i nonni. Mi è sembrato un argomento bello e ricco, ma altrettanto poco affrontato e ho voluto approfondirlo in questo testo in cui prevale un punto di vista femminile ma è in dialogo con quello degli uomini». Tra giardino di città e collina, Virna si vede pigra e in sovrappeso, diversa dall’amica che si accompagna a coetanei con nonchalance, fino a quando la curiosità per l’altro non prende il sopravvento e allaccia una relazione che colma dei vuoti ma la farà anche soffrire. La cura di sé, la bellezza extra canoni, la conversazione le fanno guadagnare dei punti. L’uomo del destino, che per lei non era mai arrivato, spunta da un viaggio all’indietro nel tempo… «Diamo per scontato che dopo una certa età – osserva De Bello – non ci siano pulsioni o prevalga la paura di vedersi vecchi. Non è così: dopo i 65 anni, una data messa lì come puro riferimento, c’è tanta vita in gioco e i sentimenti non vanno in menopausa. I dialoghi sono frutto di tante cose che ho ascoltato, i riferimenti sono veritieri, perché specie le donne sono piene di energia, di interessi ed aprono continuamente nuove prospettive, ben oltre le preoccupazioni quotidiane di fare la spesa, andare dal medico, occuparsi magari dei nipoti». Nell’introspezione che percorre il romanzo, e in cui tanti lettori si sono riconosciuti stando alle recensioni, ci sono anche le domande che attraversano le generazioni. «Mi sono chiesta – spiega l’autrice – se investire nell’amore a tarda età
espone a delusioni più cocenti, visto che tanto tempo davanti non c’è più. È meglio o peggio che lasciarsi a 20 o 30 anni? Bellissimo iniziare una storia d’amore a 70 anni, ma poi quando finisce come si reagisce? In parte proverò a rispondere con un secondo romanzo che sto scrivendo e che molti si aspettano anche per capire cosa succederà a Virna, anche con le interpretazioni personali di lettori cui io stessa non avevo pensato». Una vita normale e magari dentro la tempesta: è questo che Virna rivela, appartenente ad una generazione di donne abituata a celare i sentimenti e a viverli con pudore: «Se c’è una cosa che ho capito frequentando gli anziani è che non vogliono essere trattati come tali né come bambini – riflette l’autrice – Respingono le classificazioni, e vanno ascoltati e punzecchiati. È meraviglioso sentirli raccontare del loro primo bacio o di storie incredibili che tante donne non hanno mai rivelato a nessuno».